I Veryferici
interpreti Lamin Kijera, Moussa Molla Salih, Alexandra Florentina Florea, Natalia De Martin Deppo, Youssef El Gahda, Matteo Miucci, Younes El Bouzari, Gianfilippo Di Bari, Camillo Acanfora
regia coordinata da Camillo Acanfora
drammaturgia coordinata da Natalia De Martin Deppo
visual artist Aurélia Higuet
organizzatrice e referente Angela Sciavilla
spettacolo vincitore Premio Scenario per Ustica 2017
Motivazione della Giuria
Viene premiata la contagiosa vitalità di un gruppo che fa della propria presenza in situazioni di periferia urbana il cuore stesso dell’esposizione teatrale. Riuscendo a costruire un affresco di momenti scenici, veicolati dall’elemento musicale, di forte impatto emotivo e di straripante energia. Un teatro che vuole essere usato per “raccontarsi” e che aspira a raggiungere gli abitanti di quei mondi lontani dove la parola teatrale è del tutto sconosciuta.
Lo spettacolo
I Veryferici arrivano da fuori. Se non arrivassero da fuori non sarebbero Veryferici.
I Veryferici sono donne, Veryferiche. Sono rare, ma trasformano tutto.
I Veryferici sono figli del mondo che si chiude. Ma loro sanno forzare le serrature.
I Veryferici suonano. A volte canzoni. A volte botte. A volte i citofoni di notte.
I Veryferici sono i nipoti di un trickster, di una mondina, di un predone del deserto, di una strega negra.
I Veryferici ridono. Scappano. Bruciano. Scopano. Mangiano con le mani. Si drogano. Salvano il mondo. Muoiono giovani.
I Veryferici sono supereroi. O supererrori. Dipende da come si svegliano.
I Veryferici si lasciano raccontare solo tramite canzoni. Perché la lingua ufficiale gli sta stretta. I Veryferici si lasciano disegnare solo con la bomboletta. Loro fanno alla società quello che i graffiti fanno ai muri: li deturpano, li abbelliscono, li irritano. Il loro destino è venire cancellati.
I Veryferici potrebbero salvare il mondo solo se il mondo volesse essere salvato.
I Veryferici sono attirati dal centro. La tentazione ad entrare è forte. Il centro li attrae. Come una falena con la luce. Come andrà a finire?
La compagnia
Shebbab Met Project è un gruppo eterogeneo di uagliun, vez, bischeri, gombodo, bòsyò, tineri, nato nell’agosto del 2016. Formatisi all’interno della compagnia Cantieri Meticci, sono accomunati dalla voglia di fare del teatro il loro mestiere. Sviluppano un metodo di drammaturgia e di regia collettivi. Fatta di griglie. Di parole chiave. Di esperimenti.
La drammaturgia nasce dalle vite dei componenti. Organizzati in canzoni e in abbozzi di canzoni, in tentativi di canzoni. Perché è un modo semplice. Alla portata.
La regia nasce dai mondi di danza. Delle improvvisazioni. Praticate nei contesti culturali di provenienza dei membri.