da un’idea di Giancarlo Biffi
di e con Giancarlo Biffi, Alessandro Lay, Mauro Mou, Pierpaolo Piludu, Silvestro Ziccardi
piano luci e collaborazione alla realizzazione delle scene – Gianni Schirru
suono – Giampietro Guttuso
voce fuori scena di Gloria Troli
costumi – Marilena Pittiu (Metamorphosi)
regia e scene – Giancarlo Biffi
Pur conclusi gli anni di detenzione, per i quattro detenuti la reclusione continua, nessuno viene a prelevarli. Li avevano portati, in quel penitenziario isolato da tutto e tutti, tanti anni prima.
Il lavoro svolto, commisurato alla pena inflitta, doveva renderli presto uomini liberi, degni di ritornare al mondo civile; questa era la condanna e la promessa. Ma ora nessuno si fa più vedere, qualcosa è accaduto e piano piano l’inquietudine spalanca le porte a un grande timore.
I quattro personaggi quasi comici gettati in un ambiente grottesco, continuano ad operare. In attesa, eseguono gli ordini impartiti da un sorvegliante che col passare del tempo diventa sempre più simile a loro: continua ad organizzare il lavoro ma anche lui è in attesa di capire. La situazione degenera al limite del ridicolo ma il sorvegliante non può mollare, deve andare avanti Persiste, cerca continuamente di mettersi in contatto con i superiori della Centrale. Ai suoi appelli però nessuno può risponde e lui resta lì, ad osservare qualcosa di cui non avrebbe mai voluto essere partecipe.
Lo spazio si restringe, il tempo rallenta. Manca poco, ma quel poco pare non compiersi mai. Il meccanismo si è inceppato, il giocattolo si è rotto, non resta più nulla. Le parole cadono a terra, la storia si arrotola, tutto si offusca e l’Unità sette nel deserto di Mandras lentamente scompare all’orizzonte.
Erano andati in quel luogo con speranza, una promessa era diventata la loro ragione.
Un’altra possibilità, ancora un piccolo sforzo e tutto sarebbe tornato come prima, ma le cose non sempre vanno nel verso giusto. Proprio nel momento in cui l’esistenza diviene solo una partita a carte con la sorte, il destino si prende un’ulteriore rivincita e come una valanga gli frana addosso, senza far rumore, senza lasciare nessuna traccia.
Uomini a perdere, questa è la condizione: quattro ridicoli esseri di cui nessuno chiederà mai la restituzione; l’offerta vince sulla domanda e sempre ci sarà qualcuno disposto a prendere il loro posto. Comunque sia.
Il pensiero si trasforma in teatro. Parole e immagini che ci portano al centro dell’uomo: della sua solitudine, delle sue paure e della sua inestinguibile voglia di libertà e gioia.
Giancarlo Biffi