di Giancarlo Biffi, Mauro Mou, Silvestro Ziccardi
da una storia di Giancarlo Biffi “Viaggio a Scigulì”
con Mauro Mou (Martino), Silvestro Ziccardi (Fenicottero) e con la partecipazione di Giampietro Guttuso
piano luci, illuminotecnica, effettistica Gianni Schirru
suono Giampietro Guttuso
costumi e realizzazione scenografica Marianna Melis, Marilena Pittiu
scene cada die teatro
regia Giancarlo Biffi
Premio Ribalta 2003 Roma Sezione miglior scenografia
Guardare il mondo con gli occhi della speranza, convinti del fatto che quel che sappiamo è sempre poco rispetto a ciò che ci resta ancor da conoscere. La vita si manifesta in ogni elemento, esprimendosi in forme e modi che spesso non comprendiamo. Una cipolla può nascondere al suo interno una canzone; come una radio può irradiare le sue onde su tutto il cosmo e così liberare la gente dalle sue paure. Da quei lupantropi che la tengono ferma, immobile, senza una lacrima ma neppure senza quel magico carburante che è per l’uomo il riso. È l’accettazione di tutto quel che la vita manda, nel bene e nel male, che guida due fratelli ad un’esplorazione in territori dove alle volte arrendersi agli avvenimenti, come fa Fenicottero, porta gli uomini a vincere. Giunti nel luogo “giusto” non sono più Martino e Fenicottero ad andare verso… ma tutto gli va incontro… e allora, anche la salvezza arriva come fosse un tenero bacio che gli si posa sulle guance. Radio cipolla è la storia di un viaggio alla ricerca di un punto “magnetico” che una volta trovato, può liberare il mondo dai lupantropi. Ma forse questo luogo non esiste, Martino se l’è inventato, oppure il posto da raggiungere non è il monte Machapù ma come più ragionevolmente dice Fenicottero, il mercato di Scigulì. In effetti, erano partiti proprio per andare in quel mercato a prendere delle batterie elettriche, sarebbero servite a dare alimentazione a un grosso giradischi che giorno e notte diffondeva musica in tutto il bosco. A quei tempi il mondo era dominato dai Supremi, tiranni che avevano come guardie i lupantropi, orrendi animali col corpo da sciacallo sormontato da una testa a metà tra il topo e il cinghiale. Queste bestie gia da parecchi mesi tenevano sotto controllo, “il Popolo dei boschi”: una comunità di ragazzi che aveva trovato tra quegli alberi un po’ di serenità e tranquillità. I lupantropi non temevano nulla, tranne la musica. Nel bosco le scorte di energia stavano però per esaurirsi, se non si provvedeva a trovarne altra, il giradischi si sarebbe fermato e per tutti sarebbe stata la fine. Per far fronte all’immediata sciagura, Fenicottero e Martino, erano stati mandati a recuperare altre batterie elettriche, ma durante il cammino avevano perso tempo prezioso e così… ogni cosa si era fatta difficile.
Giancarlo Biffi
Foto