produzione Il Mutamento Zona Castalia
drammaturgia e regia Giordano V. Amato
con Eliana Cantone
con la partecipazione straordinaria di Stefano Giaccone
Negli ambienti rurali, come in quelli urbani, l’evento bellico muta profondamente le relazioni tra uomini e donne, tra genitori e figli; in particolare, le relazioni di dipendenza si alterano, ridefinendo responsabilità e ruoli per il soddisfacimento dei nuovi bisogni.
La giovane Alba, nata a Elva, tra le montagne della Val Maira, attraversa da adolescente la prima guerra mondiale. Ormai donna lascia le montagne per realizzare il suo sogno di diventare maestra; come dote porta con sé il segreto della guerra partigiana, della quale è partecipante attiva. Alba sopravvivrà anche alla seconda guerra mondiale e per la prima volta, ormai cinquantenne, sarà chiamata a esprimere il suo voto nel primo suffragio universale italiano. Negli anni del primo conflitto mondiale le donne, per la prima molta, entrano nei ruoli sociali e nel mondo del lavoro, fino ad allora ambiti esclusivamente maschili. È un’emancipazione forzata, anche questa dettata dal bisogno bellico e dai ruoli lasciati scoperti dagli uomini che sono quasi tutti in guerra. Ma svolgere le mansioni da cui sono state fino ad allora escluse innesca un processo inarrestabile, che porta progressivamente a un reale cambiamento e una partecipazione diversa del femminile che culminerà, nel ’46, nel primo suffragio universale, dove i voti delle donne sono determinanti per un cambiamento radicale. Con ALBA DELL’ORRIDO DI ELVA ripartiamo dalle montagne, da quelle della Carnia dello spettacolo MARTA E OLMO a quelle piemontesi. Se la vita di Marta è presto spezzata, quella di Alba attraverserà le due guerre per arrivare a esprimere il primo voto, da donna libera, nel ’46. Per lei abbiamo immaginato una vita non speciale, da eroina, però dura e determinata; le esperienze che incontra la temprano e la rafforzano. Alba è una donna che sceglie, all’inizio per istinto e opposizione giovanile, ma man mano i valori si consolidano in lei e le scelte si fanno coerenti e inevitabili, con la consapevolezza del prezzo che può essere necessario pagare. La vediamo insegnare durante il periodo fascista, ma cercando di comunicare ai ragazzi dei valori differenti da quelli propugnati dal regime, affrontando un grande rischio, successivamente la vediamo partecipare alla Resistenza, o accudire piccoli e anziani durante i bombardamenti di Torino. Alba è partecipe della vita sociale e ha un ruolo, sebbene limitato, nella trasformazione in atto. Ma all’origine di “Alba” c’è la montagna, un luogo appartato. Immaginiamo che Alba nasca a Elva, in Val Maira, un luogo straordinario per molti motivi. Elva, per la sua collocazione geografica, è un luogo ancora oggi non semplice da raggiungere. Quella è la culla di Alba, con le sue tradizioni che lei non rinnega, come può sembrare inizialmente, ma trasforma e dunque, paradossalmente, rafforza. Perché le tradizioni che non vengono rinnovate, vitalizzate, diventano solo pesanti fardelli da trascinare. Alba è una donna che, al contrario di Marta (dello spettacolo MARTA E OLMO), raggiunge la piena maturità e consapevolezza del suo ruolo nella comunità, nel tessuto sociale, ma anche del suo proprio significato e dei suoi bisogni.