Domenica 11 dicembre ore 19:00
ASSALTI FRONTALI IN CONCERTO // MILLE GRUPPI AVANZANO
insieme a DR.DRER & & CRC POSSE // SA CIRCA PO SU DISCU NOU
Stralci dell’articolo de Il Fatto quotidiano di Daniele Sanzone (sì gruoss) e a il Fatto Quotidiano dedicato al nostro nuovo disco.
“Le cose sembrano uguali, ma sono sempre diverse, al di la’ del risultato non saranno mai battaglie perse”. Messaggio di un padre per la figlia. Distingui. Fai la cosa giusta, pagane il prezzo. In ogni caso, io sono con te. In giro non ci sono canzoni così, con questa forza ideale. Autentiche.
Luca, in arte Militant A, è voce e autore degli Assalti Frontali, la storica posse romana, che dagli anni ’90 continua a scrivere la colonna sonora di cortei e rivolte, con l’orgoglio di chi non ha mai smesso di sedersi dalla parte del torto.
Luca ci racconta del nuovo album, il nono degli Assalti Frontali: Mille gruppi avanzano, 13 tracce ispirate alle centinaia di ragazzi che hanno incontrato girando per l’Italia per concerti, “a Niscemi davanti al Muos, a San Vito Chietino contro le trivelle di Ombrina, in una scuola occupata o un un centro sociale. Ragazzi fantastici che portano avanti piccole e e grandi battaglie”. La seconda voce è quella di Pol G, mentre la produzione è del polistrumentista Bonnot, che alterna e mescola il suono caldo degli strumenti acustici all’elettronica. Pianoforte e flauto traverso tessono la trama musicale di “Un uomo curioso”. Rock e hip hop si fondono in canzoni nate per la difesa dei beni comuni come la favola vera de “Il lago che combatte”, “Spiaggia libera” e la poesia de “Il quartiere è cambiato”. Canzoni che continuano a fare “movimento per il movimento”.
– Siete stati i primi a rappare in italiano, com’è cambiato il rap da allora?
Mi sono formato negli anni ’80, ho conosciuto i pionieri dell’hip hop, ho vissuto quel periodo fantastico con la netta percezione di una rivoluzione in corso. Oggi il rap si sente dappertutto, nelle pubblicità e nei programmi televisivi. Chi non mi conosce capita che mi chiede: “Perché non vai a Sanremo?”, “Perché non vai in tv?” Ma io sono nato proprio contro Sanremo e la televisione, per costruire una scena alternativa. È cambiato il modo di fare le basi, il linguaggio, ma i valori restano quelli, che poi ti fanno pensare “Lo rifamo?” “Avoja!”.
– Negli anni ’90 c’erano i centri sociali. Oggi cosa resta di quegli spazi?
La rete c’è ancora, centri sociali che festeggiano dieci, venti, trent’anni di occupazione, quante situazioni hanno retto così a lungo? Avere degli spazi, organizzarsi in modo autonomo, sono bisogni veri nei quartieri. I centri sociali si sono evoluti e devono continuare a farlo, aprendosi a tutte le generazioni, alle lotte per i parchi, per l’integrazione, contro la gentrificazione e la speculazione. Noi cerchiamo di costruire qualcosa insieme agli altri, relazioni, soluzioni, io ti do la poesia, uno sguardo sulla vita diverso, cose che aiutano a vivere meglio.
– Com’è nato “Il rap della costituzione”?
La canzone è nata da un laboratorio che ho fatto in una scuola elementare di Roma. Le classi hanno lavorato sulla Carta e poi insieme abbiamo scritto il rap. Se è vero che spesso vediamo tradire gli articoli della Costituzione, negli occhi di un bambino quegli articoli riprendono luce e sono giusti. Avere un bel lavoro, diritti, scuola, salute, democrazia, libertà di parola, sono queste le cose per cui il popolo si muove, lotta e muore, e perché non torni più un altro Mussolini.