Marta e Olmo

IL MUTAMENTO ZONA CASTALIA (Torino)

drammaturgia e regia Giordano V. Amato
con Amandine Delclos e Andrea Chiapasco
collaborazione produttiva Accademia dello Spettacolo

Nel 1915, nel corso della Grande Guerra, nei territori di confine tra Italia e Austria, il cammino del piccolo Olmo, figlio di un’italiana e di un austriaco, incontra quello di Marta, una giovane che conosce la prima linea e, come una novella Antigone, seppellisce i poveri corpi abbandonati, a qualunque schieramento appartengano. Lo spettacolo narra di due adolescenti che affrontano la paura, la deportazione, la separazione, tutti gli orrori e le mostruosità della guerra che determinerà il loro destino e indaga il ruolo delle donne durante il conflitto, ponendo l’accento sulla straordinaria “pagina” delle portatrici carniche, scritta tra l’agosto del 1915 e l’ottobre del 1917, e forse unica nella storia dei conflitti armati.

Le portatrici carniche

Le portatrici carniche, ebbero un ruolo fondamentale in uno dei luoghi più strategici per il quadro generale del fronte della grande guerra. Erano donne coraggiose, talvolta giovanissime, dai sedici ai sessant’anni, che sulle spalle indossavano pesanti gerle di 30-40 kg per trasportare tutto il necessario per gli uomini che si trovavano in prima linea: vettovaglie, munizioni, medicinali e materiali per rinforzare le postazioni, e attrezzi. Costituirono un vero e proprio Corpo di Ausiliarie, con disciplina militare, ma non militarizzate. Partivano a gruppi di 15, 20, senza guide, imponendosi una tabella di marcia: a fondovalle, con la gerla carica “attaccavano la montagna” dirigendosi a raggiera verso la linea del fronte. I dislivelli da superare andavano da 600 a 1.200 metri, quindi con due o quattro ore di marcia in ripida salita arrivavano a destinazione col cuore in gola, stremate dalla disumana fatica, che diventava ancor più pesante d’inverno, quando affondavano nella neve fino alle ginocchia. Si incamminavano poi in discesa, per ritornare a casa, dove c’erano ad aspettarle i bambini, i vecchi, la cura della casa e della stalla. All’alba del giorno dopo si ricominciava con un nuovo “viaggio”. Qualche volta, per il ritorno veniva chiesto alle portatrici di trasportare a valle, in barella, i militari feriti o quelli caduti in combattimento. I feriti erano poi avviati agli ospedali da campo, i morti venivano seppelliti nel Cimitero di guerra di Timau, dopo che le stesse portatrici avevano scavato la fossa.

Giovedì 29 Giugno 2023 – Corte de La Vetreria di Pirri – Sotto Questo Cielo